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Urban Center di Piacenza

Con le sue architetture "blandamente neo romantiche", il complesso fu costruito tra il maggio del 1892 e l'agosto del 1894, per attendere alle norme che sancivano l'obbligo, per tutte le città che superavano i 6000 abitanti, di costruire un macello per il mantenimento del fabbisogno locale.


Il macello svolse la propria attività fino al 1985, quando fu chiuso perchè ormai non più in grado di far fronte alla crescente necessità di carni da macellare. Negli ultimi decenni la struttura è stata adibita a deposito comunale e ha ospitato manifestazioni e spettacoli di vario genere. Grazie sia all'importante funzione economica e industriale che il complesso aveva svolto per la città di Piacenza durante la sua quasi secolare attività, sia per la sua pregevole struttura archittettonica, nel 1989 fu sottoposto a vincolo della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici dell'emilia romagna, in quanto esempio illustre di archeologia industriale di fine secolo. Il complesso è di proprietà comunale e ha una superficie di mq 13.750 circa, dei quali 5.450 circa sono coperti da fabbricati aventi un volume complessivo di 30.000 metri cubi.




L'ex mattatoio ha riaperto ufficialmente i battenti sabato 23 Febbraio 2008 sotto la nuova denominazione di "Urban center"



Nove lunghissimi anni di restauri (1999-2008) per restituire anche se con altri utilizzi, l'ex macello alla città. La vasta area, delimitata da una cita muraria, è compresa fra lo Stradone Farnese e Via Scalabrini e, all'interno di essa, sono presenti sedici palazzine tutte sapientemente recuperate grazie ad un ottimo intervento restaurativo che ha saputo perfettamente connubiare gli aspetti antichi con integrazioni moderne che hanno ulteriormente valorizzato l'intero complesso.


Il progetto di recupero è stato gestito dall'Architetto del Comune di Piacenza, Graziano Sacchelli, ed è stato improntato su una cura scrupolosa dei dettagli, grazie alla collaborazione di validi consulenti tecnici e di molti collaboratori degli Uffici comunali.
Lo studio eseguito dal Colorificio Mandelli in collaborazione con Zeila S.r.l., finalizzato al restuaro delle strutture, ha compreso indagini in sito ed in laboratorio per la determinazione dello stato di conservazione e delle principali caratteristiche fisico-chimiche degli intonaci.
E' stato, pertanto, effettuato un sopralluogo operativo durante il quale è stato avviato uno studio sull'umidità delle murature e sono stati prelevati campioni di malta di allettamento e di muratura profonda da inviare ai laboratori.
Attraverso questo indagini si sono potuti individuare lo stato di conservazione dei materiali, eventuali condizioni d'incompatibilità con i materiali da impiegare e suggerire soluzioni tecnologiche adatte al restauro.
Le indagini diagnostiche in sito e le analisi di laboratorio eseguite sulle murature degli edifici costituenti l'Ex Macello hanno messo in evidenza un complesso di situazioni deteriogene che hanno portato a diverse condizioni di degrado.

L'analisi delle condizioni di umidità dei fabbricati in elevazione ha messo in evidenza la presenza di una modica quantità di umidità di risalita, distribuita disomogeneamente, che interessava essenzialmente i primi ottanta centimetri dal piano di calpestio. La quota raggiunta da questa forma di degrado che peraltro interessava solo la parte più superficiale della muratura, conferma che le parti più alte non erano invase da umidità.



L'intervento

Il paramento murario è stato protetto da una strollatura di malta macroporosa a base di calce idraulica naturale (del tipo comunemente definito antisale). Questa malta ha la duplice funzione di creare un volume esterno alla struttura nel quale far affluire l'umidità di risalita (dove potrà evaporare o dal qule potrà defluire) e di proteggere la muratura, evitando che frammenti di laterizio o di malta di allettamento possano essere in qualche modo rimossi.
La muratura è stata accuratamente lavata con abbondante acqua (non a forte pressione per non danneggiare le malte di allettamento), in modo da rimuovere la povere che si è depositata durante la demolizione e diluire i sali solubili eventualmente contenuti. Gli intonaci di ripristino utilizzati sono a base di calce idraulica naturale, rispondente alla qualificazione NHL della norma UNI-ES 459, la quale risulta avere la migliore compatibilità con le caratteristiche della muratura. Si sono presentate a questo punto due diverse situazioni che sono state risolte con diversi intonaci:



Intonaco delle zone umide

Per le zone umide è stato scelto un intonaco multistrato, che è stato applicato fino ad una quota di circa 2.5 m dal piano di calpestio, così costituito:

  • Rinzaffo (strollatura) di circa 0.5 cm di spessore di malta a base di calce idraulica naturale bianca a porosità controllata (del tipo comunemente conosciuto come rinzaffo antisale). Questo primo strato ha la duplice funzione di strato di adesione e di adescamento dell'umidità per disperderla al suo interno.
  • Strato di intonaco, dello spessore variabile (comprensivo dello strato di rinzaffo) da circa 30 mm (al piede) a 10-15 mm (alla quota di 1.5m), di malta a porosità controllata. Questo strato ha la funzione di intercettare l'umidità nei macropori, e di creare al suo interno un'aria satura di umidità.
  • Finitura al civile (stabilitura) o intonachino a base di calce dello spessore di circa 2 mm.



Intonaco dei livelli superiori

  • L'intonaco dei livelli superiori è costituito con una malta tradizionale a base di calce idraulica naturale, dello spessore di circa 1 cm.



Attraverso il suo utilizzo, vi è un progetto di ampissimo respiro culturale e sociale per lo sviluppo della Piacenza del futuro; infatti, oltre ad ospitare l'ordine professionale degli Architetti, al suo interno verranno studiate e pensate nuove soluzioni architettoniche per la città. La maggior parte dei padiglioni sono occupati dalla facoltà di architettura ambientale del Politecnico di Milano, grazie a questa prestigiosa sede, può disporre di un campus universitario unico nel suo genere. Altri padiglioni, inoltre, sono stati affidati a Infoambiente e al rinnovato Museo di storia Naturale all'interno dell'ex fabbrica del ghiaccio.


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