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Delle malte pozzolaniche

Se è vero che il Delorme, il Palladio, lo Scamozzi e tanti altri, han scritto delle loro conoscenze sulle calcine che fanno presa anche sott'acqua, è pur anche vero che Vitruvio, nel primo secolo A.C., già preparava talune malte in modo che dovessero comportarsi alla medesima maniera. E le sue malte ben son servite a costruire fabbriche, ponti, porti, acquedotti, terme e altro si volesse costruire là dov'era l'acqua; e quanto s'è fatto a quel tempo tuttora si lascia ammirare. Avvi ancora un'altra specie di polvere che fa naturalmente effetti meravigliosi. Si trova essa ne' contorni di Baja, e ne' territorj de' municipj che son intorno al Vesuvio; la quale mescolata con Calcina e pietre, reca fermezza non solo ad ogni specie di fabbriche, ma particolarmente assoda quelle moli che si fanno in mare sott'acqua. Così Vitruvio Pollione si riferisce alla Pozzolana nel suo prezioso De Architectura - Libro II, Capo VI. La così detta pozzolana è un tufo incoerente di origine vulcanica assai ricca di Silicati Idrati di Alluminio come si trova nel Lazio e nella Campania.

Ottime pozzolane si trovano in quel di Bàcoli presso Pozzuoli, nel Napoletano; ma le migliori in assoluto sono quelle che si cavano nell'Isola di Santorino, nel Mar Egeo. In vero, per pozzolana si intende qualsiasi materia che possa produrre effetti pozzolanici, ovvero quelle materie che unite alla calce e all'acqua reagiscono, creando tra loro un legame di carattere idraulico. Si possono trovare ottime pozzolane in quelle sabbie citate dal Vitruvio come fra i Trass Tedeschi, che sono il più tipico tufo pozzolanico sin dai tempi dei Romani, parimenti al tufo giallo Napoletano e i tufi della regione vulcanica del Lazio; ma si può osservare una buona attività pozzolanica anche in alcuni materiali che hanno acquistato tale carattere a causa di particolari effetti termici che hanno trasformato la loro primitiva natura. Citerò, ad esempio fra questi, i cascami della fusione di alcuni metalli i quali raffreddandosi repentinamente si riducono in granuli che, finemente frantumati, mostrano d'essere un'eccellente pozzolana. Su tale materia il padovano Viola Zanini nel 1629 scriveva: Molto durabile riesce anco la scolatura del ferro, che son goccie che cadono nel fuoco a modo di liquida cera mentre il ferro bolle, le quali ammassate insieme si convertono in pietra che Marogna si chiama, e questa minutamente pesta a modo di terrazzo e mescolata con la calce fa la smaltatura molto forte e dura. Anche i materiali argillosi cotti a temperature comprese fra i 600 e i 900°C, macinati in polvere, dato il loro contenuto di silicati, mostrano un'apprezzabile attività pozzolanica; e questo materiale altro non è che la risulta della macinazione di vecchi mattoni, coppi, tegoli e qualsiasi altro scarto di materiale fittile che sia stato cotto a bassa temperatura, ovverosia quel che tutti chiamano Cocciopesto; e tale è il materiale più comune, più economico e più anticamente usato per preparare malte dalla presa idraulica.



Tratto dal manuale:
“A Regola d'Arte”
Sulle calci, gli intonaci e i tinteggi.
di Gilberto Quarneti
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